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Turnismo
Disturbo del sonno da Shift di fase, meglio lavorare di notte o di mattina?

Il lavoro a turni si definisce per la sua continuità, la sua alternanza e i suoi orari. Esso nasce dall'esigenza di garantire i servizi essenziali per l'intero arco delle 24 ore. Un lavoro a turni, a squadre alternanti o successive, è detto continuo quando si effettui tutti i giorni domenica e festività comprese e richieda la costituzione di un minimo di 4 squadre di lavoro (3 squadre al lavoro in turni di 8 ore e una squadra a riposo); si designa abitualmente come «4 x 8 continuo». Il lavoro a turni, a squadre alternanti o successive, è detto semicontinuo quando è interrotto per i fine settimana. Per la maggior parte delle attività gli orari di inizio sono alle 5 o alle 6 al mattino, alle 13 o alle 14 nel pomeriggio, alle 21 o alle 22 la sera.

In generale, la condizione di turnista implica per l'individuo una serie di modificazioni dei patterns abituali (assunzione dei pasti, alternarsi delle fasi di attività e riposo), causando un disadattamento tra il sincronismo del sistema circadiano endogeno, i sincronismi ambientali (in particolare il ritmo luce-buio) e sociali, con conseguenti disturbi dei normali ritmi circadiani e delle funzioni psico-fisiologiche, a cominciare dal ritmo sonno-veglia.

Alcuni pazienti avvertono un dolore bruciante, altri un dolore acuto e penetrante, altri ancora un dolore lieve che in determinate circostanze produce delle scosse simili ad elettroshock. In molti pazienti, la sensazione dolorosa tende a peggiorare dopo sforzi, colpi di tosse, starnuti o lunghi periodi di tempo trascorsi in posizione seduta. In genere, la lombosciatalgia è monolaterale. Ciò significa che il dolore interessa soltanto un lato del corpo (per esempio zona lombare destra, gluteo destro e arto inferiore destro).

Non tutti i lavoratori turnisti però presentano una sintomatologia clinicamente significativa. Esiste una notevole variabilità interindividuale per quanto riguarda la capacità di reagire positivamente a questi fattori di stress.
Particolarmente importante sembra essere l'adattabilità fisiologica, intesa come capacità di ciascun individuo di riallineare, più o meno rapidamente, il ritmo delle diverse funzioni biologiche, alle variazioni del ritmo sonno-veglia. Un'altra caratteristica individuale importante è la sonnolenza di tratto. Ciò che caratterizza i soggetti sonnolenti è l'alta frequenza con la quale lamentano sonnolenza diurna e la facilità con la quale si addormentano, anche quando le condizioni non glielo consentirebbero. I soggetti vigili, al contrario, si lamentano spesso di insonnia, si addormentano con difficoltà e resistono facilmente al sonno.

Le due fonti principali di difficoltà per i lavoratori turnisti sono la desincronizzazione degli orari del sonno e la desincronizzazione degli orari dei pasti. Il sonno diurno dei lavoratori del turno di notte è accorciato di circa un terzo e lo è anche, pur in minor misura, nei lavoratori del turno del mattino, che in generale rinunciano ad andare a letto più presto la sera.

Nell'uomo, come in gran parte dei mammiferi, l’alternanza tra il sonno e la veglia è regolata da diversi meccanismi tra cui un processo omeostatico che tiene traccia della necessità di sonno in proporzione alle ore di veglia, e un processo circadiano, che determina la distribuzione temporale della veglia e del sonno grazie a degli “orologi interni” in sintonia con il ciclo luce-buio dell’ambiente esterno.

I disturbi del ritmo circadiano, originano da una richiesta di sincronizzazione tra il ritmo circadiano endogeno (orologio interno) e il ritmo esogeno (attività a turni, abitudini di vita).

Questo mancato allineamento temporale esita in una desincronizzazione tra il ritmo sonno veglia e i ritmi imposti dalle esigenze-sociali, con conseguente comparsa di fatica o stanchezza, scarsa efficienza lavorativa o scolastica e alcuni disturbi del sonno, tra cui soprattutto la difficoltà di addormentamento o di risveglio agli orari desiderati.

La Sindrome da Turnismo, in particolare, è un disturbo paragonabile ad una condizione di jet-lag cronico in cui il soggetto sperimenta nelle ore serali sintomi compatibili con insonnia e durante il giorno una marcata sonnolenza, che spesso si associa ad irritabilità e fatica. Nel tempo questo genera una deprivazione cronica di sonno con peggioramento progressivo anche delle capacità e del'efficienza nello svolgimento delle normali attività quotidiane

La Terapia Cognitivo comportamentale o CBT (Cognitive Behavioral Therapy) è un intervento focalizzato sul disturbo del sonno e si basa su un modello multifattoriale che sostiene che alla base dello sviluppo dell’insonnia ci sono principalmente tre fattori:

  • fattori predisponenti (età, genere, familiarità, tratti individuali)
  • fattori precipitanti (stress, perdite, preoccupazioni)
  • fattori perpetuanti (comportamenti, credenze disfunzionali per il sonno, attività a turni).

Il modello attribuisce pesi relativi diversi ai fattori predisponesti, precipitanti o perpetuanti a seconda che si tratti di un’insonnia transitoria o cronica.

Coerentemente con il fatto che nell’insonnia il peso maggiore è esercitato dai fattori perpetuanti, la CBT integrata interviene specificamente su questi.

Senza agire, o intervenendo in minima parte, sui fattori che predispongono all’insonnia o sui fattori che l’hanno scatenata, mira a modificare abitudini, credenze, paure che mantengono vivi questi fattori.

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