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Perseguitati dal passato: le antiche emozioni rimangono salienti nell’insonnia

Con una prevalenza di circa il 7% nella popolazione generale Europea, l’insonnia è il secondo più comune disordine mentale. Studi di associazione genomica hanno iniziato a rivelare i percorsi biologici coinvolti nell’insonnia. Sorprendentemente, il rischio genetico di insonnia è correlato solo in maniera modesta con il rischio genetico di altri tratti sfavorevoli del sonno. Piuttosto, sia geneticamente che fenotipicamente, l’insonnia e più marcatamente associata con i disturbi d’ansia. Inoltre, analisi funzionali, hanno riscontrato un’espressione aumentata dei geni di rischio per l’insonnia nei circuiti limbici cerebrali, come la corteccia cingolata anteriore (CCA). L’evidenza che i geni di rischio per l’insonnia siano espressi a livello dei circuiti limbici punta ulteriormente a un possibile cruciale coinvolgimento di un disturbato processamento delle emozioni in questo disturbo. La diagnosi di insonnia, oltre ai problemi del sonno, richiede anche la presenza di correlati disturbi diurni ed esistono, a questo proposito, un gran numero di misure oggettive e soggettive per i disturbi globali. L’ipereccitamento assomiglia allo stato che i volontari sani mostrano per breve tempo in casi di stati di ansia acuti o altri distress emozionali. L’emergente nozione che un deficit nel processamento della memoria emozionale sia un importante aspetto dei disturbi d’ansia, potrebbe essere applicata all’insonnia. Lo studio che vi stiamo presentando indaga ulteriormente a supporto dell’idea che l’insonnia possa coinvolgere un deficit nella down regolazione dei distress emozionali nel tempo.
Numerosi studi indicano che il sonno supporta la down regolazione del distress emozionale, anche se le evidenze sono ambigue, soprattutto quado sono state utilizzate misure soggettive. Le misure oggettive hanno fornito risultati più consistenti, ma comunque ambigui: la riesposizione a stimoli emozionali dopo un periodo di sonno scatena meno arousal autonomico e meno attivazione dell’amigdala, rispetto a quando uno stimolo è ripetuto in un comparabile periodo senza sonno. E’ importante notare che la riesposizione può dare risultati differenti rispetto al richiamo. Al confronto con richiamo fallito, un richiamo con successo coinvolge l’amigdala e la sua connettività funzionale con l’ippocampo e la corteccia prefrontale ventrale mediale. Il paradigma sperimentale pertanto determina cosa un “buon” sonno possa fare. Il sonno può, da un lato, favorire la diminuzione dell’attività dell’amigdala e l’intensità soggettiva emotiva a una successiva riesposizione a uno stimolo che inizialmente ha scatenato una risposta emotiva. Dall’altro lato, il sonno, può anche favorire la risposta dell’amigdala in associazione a un richiamo migliorato o nella distinzione tra uno stimolo emozionale e uno neutrale. Chiaramente, si deve interpretare con cautela il significato dell’aumento e della diminuzione dell’attivazione all’interno del paradigma usato.
Queste evidenze indicano che il richiamo di un’esperienza emotiva attiva una traccia mnestica in un network di circuiti cerebrali che non include più le aree limbiche che avevano risposto all’esperienza iniziale. Inoltre, studi di RM funzionale confermano che l’attivazione di network cerebrali in risposta a una nuova esperienza differiscono in modo considerevole dall’attivazione scatenata dalla successiva riesposizione alla stessa esperienza e anche dall’attivazione che si verifica durante il richiamo e interno della stessa esperienza. Il processamento e il richiamo di una memoria emozionale dipendono inizialmente dall’ippocampo e dall’amigdala, ma sono seguiti dalla consolidazione e dall’integrazione di tracce mnestiche a livello della neocorteccia e da un depotenziamento a lungo termine delle connessioni con i circuiti limbici. Il processo della formazione di memoria a lungo termine può essere facilitato dal sonno. E’ stato ipotizzato che parte dei pattern di attività neurale elicitati dall’esperienza durante la veglia possano essere riattivati durante il sonno, fornendo quindi un ambiente nueromodulatorio unico per la plasticità sinaptica. Ad esempio, un sonno REM non perturbato è caratterizzato da una virtuale assenza di noradrenalina. Tuttavia, se il locus ceruleo non viene completamente inattivato durante il sonno, la risultante presenza di noradrenalina perturba i normali processi sinaptici e può portare alla formazione di tracce mnestiche emozionali a lungo termine senza la dissociazione dal sistema limbico. Il signalling mediato dal fattore di rilascio della corticotropina (CRF) potrebbe essere coinvolto nel fallimento della completa inattivazione del locus ceruleo durante il sonno. In caso di stress, le proiezioni dall’amigdala rilasciano CRF, che agisce sui recettori CRF1 noradrenergici a livello dei neuroni del locus ceruleo per stimolare il rilascio di noradrenalina.
Questa formazione di memoria a lungo termine facilitata dal sonno ha effetti molto persistenti. Queste conseguenze a lungo termine potrebbero essere molto rilevanti per l’insonnia con la sua caratteristica frammentazione del sonno, in particolare durante la fase REM. A questo proposito è recentemente emerso che i soggetti insonni hanno uno specifico deficit della risoluzione del distress emozionale durante la notte, che di conseguenza può perdurare per più di una settimana. Queste evidenze suggeriscono un deficit cronico della dissociazione della risposta emozionale da tracce mnestiche a lungo termine nell’insonnia. Il sonno frammentato caratteristico dell’insonnia inizia presto nella vita, molto prima dell’inizio conclamato della patologia. Sono stati recentemente genotipizzati 200 giovani volontari sani privi di disordini del sonno ed è stato trovato che un più alto rischio poligenico per l’insonnia è predittivo di una minore attività a onde lente all’EEG durante il sonno. Gli autori hanno quindi ipotizzato che il pattern di attività neuronale elicitato dal richiamo di memorie emotive dal passato assomigli al pattern attivato da nuove esperienze emozionali di più nei soggetti con insonnia che in soggetti sani.
Gli autori hanno utilizzato la RM funzionale per valutare le risposte cerebrali a esperienze emozionali consapevoli nuove e passate in dormitori normali e in pazienti con insonnia. Mentre le emozioni consapevoli sono molto rilevanti per la psichiatria, gli studi di neuroimmaging sono scarsi. Pertanto, sia per i pazienti che per i soggetti sani, gli autori, hanno inizialmente investigato quali aree cerebrali rispondessero a esperienze emozionali consapevoli nuove. Successivamente hanno investigato quali aree rispondessero alla riesperienza di esperienze del passato lontano ed è stato valutato come i pattern di attivazione si sovrappongano a quelli attivi durante esperienze emozionali nuove. La quantità di sovrapposizione è stata poi comparata tra i soggetti normali e gli insonni per verificare l’ipotesi di una insufficiente dissociazione tra il circuito limbico e le tracce mnestiche a lungo termine nell’insonnia.

Sono stati reclutati 57 soggetti (27 con insonnia e 30 sani). In una prima visita sono stati sottoposti a RM strutturale, registrazioni audio in stile karaoke e racconto di esperienze autobiografiche emozionali. Dopo una settimana sono stati sottoposti a RM funzionale mentre erano esposti a stimoli con lo scopo di elicitare nuove e passate emozioni consapevoli. Lo stimolo emozionale nuovo aveva lo scopo di indurre nuove esperienze imbarazzanti attraverso l’ascolto di un frammento di registrazione di 16 secondi della propria performance canora registrata durante la prima visita. Per la riesperienza di esperienze consapevoli passate venivano sottoposte ai soggetti una serie di parole chiave che loro stessi avevano definito collegate a esperienze imbarazzanti autobiografiche.

Nei soggetti normali, è stata osservata una risposta limbica a livello della CCA mentre stavano sperimentando distress emozionale nuovo, ma non mentre stavano risperimentando distress emozionale del passato. Questa evidenza è in linea con l’ipotesi che il circuito libico sia effettivamente dissociato dalle tracce mnestiche a lungo termine in dormitori normali. Nell’insonnia è stata osservata una risposta limbica nella CCA durante l’esperienza di distress emozionale nuovo. Al contrario dei soggetti sani, tuttavia, il pattern BOLD di risposta a esperienze rivissute ha mostrato una parziale sovrapposizione a quello per le nuove; in particolare a livello del giro sopramarginale e della CCA dorsale. Il confronto di gruppo ha confermato una attivazione della CCA dorsale significativamente più forte nell’insonnia rispetto ai sani durante la riesperienza di esperienze emozionali consapevoli del passato. Queste evidenze sono in linea con l’ipotesi che l’insonnia coinvolga una deficitaria dissociazione del sistema limbico da tracce mnestiche emozionali a lungo termine.
Si rendono pertanto necessari ulteriori studi che delucidino i meccanismi fondamentali che sottostanno all’insonnia e se l’attivazione REM specifica della CCA sia coinvolta nella dissociazione durante la notte della sua connettività funzionale e se questo processo sia perturbato in caso di un fallimento dello shutdown dell’attività noradrenergica durante il sonno REM.

Haunted by the past: old emotions remain salient in insomnia disorder

Rick Wassing, Frans Schalkwijk, Oti Lakbila-Kamal, Jennifer R Ramautar, Diederick Stoffers, Henri J M M Mutsaerts, Lucia M Talamini, Eus J W Van Someren

https://academic.oup.com/brain/article/142/6/1783/5477778

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