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DCA - DISTURBI del COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Abitudine o patologia? Quella sottile linea rossa

I problemi legati all’alimentazione vengono definiti in ambito medico Disturbi del Comportamento Alimentare - DCA e si riferiscono al disagio causato da un rapporto disturbato con il cibo e con il proprio corpo.

Sono più frequentemente coinvolte le ragazze tra i 13 e i 19 anni, con aumento di casi precoci e tra la popolazione maschile.

I DCA si possono raggruppare in 4 tipologie principali:

  1. anoressia nervosa
  2. bulimia nervosa
  3. disturbo da alimentazione incontrollata (BED - Binge Eating Disorder)
  4. disturbi alimentari atipici (NAS)

In alcuni casi è difficile distinguere nettamente tra anoressia e bulimia, perché queste due forme spesso si alternano o si sovrappongono.
I Disturbi del Comportamento Alimentare possono causare seri problemi fisici, che sono reversibili, se il disturbo viene affrontato tempestivamente, ma quando la malattia non viene diagnosticata in tempi brevi diventano cronici e possono rivelarsi fatali. I DCA rappresentano una delle principali cause di morte tra le giovani dai 12 ai 25 anni.

Tutti gli esperti concordano nel ritenere la donna maggiormente propensa a sviluppare disturbi dell’alimentazione. Questa preponderanza di pazienti di sesso femminile fa sì che, tali disturbi abbiano la proporzione sessuale più asimmetrica di ogni altra in psichiatria. Se questa condizione può essere in qualche modo legata alle differenze biologiche tra i sessi, ad esempio le donne hanno una maggiore resistenza alla mancanza di cibo rispetto ai maschi, hanno una predisposizione biologica all’accumulo di grasso e subiscono maggiori frustrazioni sforzandosi di seguire regimi dietetici, è impossibile non tener conto delle influenze sociali e culturali.

Gli adolescenti sono i più vulnerabili e i più colpiti. L’adolescenza è un periodo estremamente delicato di passaggio fra la dipendenza dell’infanzia e l’autonomia della fase adulta. Il disturbo alimentare può nascere dall’incapacità di far fronte a questi cambiamenti, alla paura della maturità e a tutte le richieste e responsabilità che comporta. In un certo senso la malattia è un mezzo, un modo per restare o ritornare bambini, in una situazione “protetta” sia sul piano fisico che su quello affettivo, cognitivo e sociale. Tra i fattori di tipo psicologico sembra rilevante l’idealizzazione della magrezza, peraltro rinforzata dai messaggi veicolati quotidianamente dai mass-media. Viene costruita un’immagine di sé strettamente legata a tratti fisici che vedono e pongono la magrezza come segno di valore e di bellezza (magro è bene; grasso è male).

I comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le crisi bulimiche (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), il vomito per controllare il peso, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso, un’intensa attività fisica.
Solo una piccola percentuale di persone che soffrono di un disturbo dell’alimentazione chiedono aiuto.
Una caratteristica quasi sempre presente in chi soffre di un disturbo alimentare è l’alterazione dell’ immagine corporea che può arrivare ad essere un vero e proprio disturbo. La percezione che la persona ha del proprio aspetto ovvero il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del suo corpo e delle sue forme, sembrano influenzare la sua vita più della sua immagine reale.
Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche, in particolare la depressione, ma anche i disturbi d’ansia, l’abuso di alcool o di sostanze, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi di personalità. Possono essere presenti comportamenti autoaggressivi, come atti autolesionistici (ad esempio graffiarsi o tagliarsi fino a procurarsi delle piccole ferite, bruciarsi parti del corpo) e tentativi di suicidio.

Anoressia nervosa

Le caratteristiche principali che la contraddistinguono sono il rifiuto del cibo e la paura ossessiva di ingrassare.
Le persone anoressiche, spesso riconoscibili per l’eccessiva magrezza, ricorrono a diete drastiche o addirittura al digiuno totale pur di ottenere un calo del proprio peso corporeo.
La malattia inizia spesso con una dieta: resistere alla tentazione del cibo rinforza il senso di autocontrollo e l’autostima. Se poi amici e conoscenti esprimono apprezzamenti per la forma fisica migliorata si è incoraggiati a continuare. Quando poi la dieta è troppo drastica, il corpo produce in quantità superiori alla norma un neurotrasmettitore chiamato serotonina, che funziona come sedativo sulla sofferenza fisica.
Con il protrarsi della dieta la sensazione di benessere comunque scompare e cominciano a manifestarsi in maniera evidente i primi sintomi: depressione, fobia del cibo, percezione distorta dell’immagine del proprio corpo ecc..
E' raro che si ottengano dei risultati in tempi brevi, ma se la diagnosi e il trattamento vengono effettuati tempestivamente e se il soggetto è motivato a farsi curare, le probabilità di guarigione sono maggiori.

La terapia può essere condotta a livello ambulatoriale se la malattia è a uno stadio iniziale, quando invece il calo di peso è tale da mettere a rischio la vita stessa del malato è preferibile ricorrere al ricovero in ospedale o, nel caso di degenze prolungate, in cliniche specializzate nel settore dei disturbi psicosomatici. Il trattamento dovrebbe essere effettuato da un’équipe multidisciplinare, composta da medici, dietisti, psicologi e psicoterapeuti.

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