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Il Morbo di Alzheimer
ll caregiver la seconda vittima della malattia

La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che colpisce il cervello. Nell'anziano, rappresenta la più comune forma di demenza, intesa come una progressiva perdita delle funzioni cognitive; questa malattia influisce, infatti, sulle capacità di una persona di portare a termine le più semplici attività quotidiane, andando a colpire aree cerebrali che controllano funzioni come la memoria, il pensiero, la parola. L'esordio della malattia è spesso subdolo e sottovalutato.
Quello che concretamente si manifesta nella persona colpita da Alzheimer è la perdita progressiva delle capacità di memoria, di linguaggio, di autonomia nelle attività quotidiane, disturbi comportamentali, e nelle fasi avanzate possono comparire anche sintomi quali allucinazioni e incontinenza.

In Italia sono circa 600 mila i malati di Alzheimer, pari al 4% della popolazione over 65. Stimando che nel 2050 gli ultra-sessantacinquenni rappresenteranno il 34% della popolazione, le previsioni per i prossimi anni indicano un aumento dei casi che renderà il nostro paese uno dei più colpiti dalla patologia.

Al momento non esiste una cura che arresti il decorso della malattia; l’utilizzo dei farmaci attualmente a nostra disposizione serve solo a ritardare la comparsa o il peggioramento di alcuni sintomi.

Ma questa malattia degenerativa oltre a colpire il paziente è responsabile di altre vittime collaterali.

Quali sono le altre vittime?

I caregiver

I caregiver sono sostanzialmente quelle persone che si prendono cura del malato e che gli offrono assistenza, maggiormente si tratta di familiari, parenti e amici del paziente, ma anche il personale delle strutture apposite può essere definito con questo termine.

Mediamente tre quarti della giornata del caregiver sono assorbiti dall’assistenza e l’impegno aumenta con l’aggravarsi della malattia, si tratta di un impegno gravoso se si considera che il 30,6% dei familiari è impegnato per più di 10 ore al giorno nell’assistenza diretta.

I caregiver sono particolarmente a rischio di accusare sintomi quali nervosismo, stanchezza, inappetenza e insonnia. Frequentemente si rileva anche depressione dell’umore oltre ad un senso di frustrazione per la mancanza di una vita personale, al di fuori dell’assistenza del malato.
Possono subentrare sentimenti contrastanti di cui è difficile parlare, alternanza di sensi di colpa per aver “abbandonato” la persona cara alle cure di strutture esterne o per non essere riusciti a fare abbastanza.
Molte delle sensazioni provate da chi assiste un paziente demente sono assai simili a quelle provate in occasione di un lutto. Quando la malattia progredisce la persona cambia, diviene sempre più evidente il fatto che il soggetto non è più la stessa persona. Anche le visite al paziente potranno essere stressanti, specie se questi non è più in grado di riconoscere i propri parenti, può capitare che l’intero equilibrio familiare venga compromesso.

Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of Geriatric Psychiatry and Neurology, sarebbero i coniugi e i familiari con sintomi depressivi a subire generalmente livelli di distress più alti. Questi i risultati di uno studio pluriennale guidato dalla dottoressa Tarja Välimäki, Ricercatrice del Dipartimento di Scienze Infermieristiche della University of Eastern Finland.

La ricerca ha coinvolto 236 coppie di caregiver familiari e pazienti, seguite per 36 mesi dopo la diagnosi di MA. I ricercatori hanno così potuto identificare le categorie di caregiver più a rischio di esaurimento psico-fisico: i coniugi in generale e tutti i caregiver familiari che presentano sintomi depressivi, anche molto lievi, già al tempo della diagnosi sono sicuramente più a rischio ed è importante che questo venga prevenuto, ma come? Sostenendo i caregiver con programmi di assistenza, psicologica in primis, in modo che possano affrontare la malattia del proprio caro nella maniera migliore senza compromettere in maniera patologica anche la propria salute psicofisica.

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