Mens Sana in Corpore sano dicevano i latini dell’antica Roma e non c’è niente di più vero.
Già nell’era precristiana ci si era resi conto dell’importanza del movimento, dello sport e di qualsiasi attività fisica sull’organismo intero quindi non solo sugli apparati esterni ma anche sulle capacità cognitive (letteralmente “mens” in latino significa “mente”).
Non è necessario essere medici per capire come specifiche attività motorie come l’attività aerobica ad esempio portino benefici sul sistema cardiovascolare, oppure come lo stretching migliori il sistema muscolare, quello che non è così ovvio è l’enorme, anche se spesso sottovalutato, apporto benefico dello sport sull’umore, sulla depressione ma anche sull’elasticità della memoria.
Uno dei responsabili di questo legame è l’Orexina, una sostanza prodotta nel cervello e deputata al regolamento dello stato di vigilanza della memoria. Questa sostanza è presente in grande quantità nell’ippocampo quando siamo in uno stato di felicità e soddisfazione, mentre al contrario è a livelli bassi o nulli nelle situazioni di cattivo umore, apatia e sonnolenza.
Studi internazionali condotti tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del nuovo millennio hanno dimostrato che patologie quali l’aterosclerosi e alcune cardiopatie sono fortemente legate al fattore “umore”.
Ma è su malattie neurodegenerative come le demenze e l’alzheimer che abbiamo le più evidenti dimostrazioni di come l’attività fisica svolga un ruolo fondamentale nella prevenzione e in parte anche nella terapia.
Le fasi della vita in cui l’individuo è maggiormente sensibile ai benefici della attività fisica sono sicuramente l’infanzia (in cui il bambino è ancora in fase di sviluppo psico-fisico) e la senilità (quando questo equilibrio psico-fisico è messo a dura prova e diventa più fragile).
Nel mezzo c’è tutto il resto della vita, fatta di lavoro, stress, corse contro il tempo, ambizioni, vittorie e fallimenti, troppo spesso in mezzo a tutto questo caos ci dimentichiamo di noi stessi e della nostra salute. Eccezione fatta per gli appassionati di sport che vedono l’attività fisica come un piacere, tutti gli altri tendono a prenderla in considerazione solo in caso di problemi specifici (rigidità muscolare, dopo un infarto o solo per questioni estetiche). Eppure basterebbe una passeggiata a passo spedito di 20 minuti ogni giorno!
L’attività fisica stimola la “Neuroplasticità”, ovvero la crescita di nuove connessioni tra le cellule in varie aree del cervello. Il battito cardiaco aumenta, con conseguente aumento di ossigeno che arriva al cervello. Si attiva una cascata di ormoni e di fattori di crescita che aiutano a creare un ambiente adatto alla crescita di nuove cellule cerebrali.
Da un punto di vista comportamentale, gli effetti “antidepressivi” associati all’attività fisica sono legati a un calo degli ormoni dello stress e ad un aumentata produzione di “endorfine”, sostanza analoga alla morfina che è prodotta dal nostro corpo e che “ci fa star bene”.
Inoltre diversi studi hanno dimostrato che gli studenti che praticano regolare attività fisica, anche fuori dall’ambiente scolastico, hanno maggiore probabilità di essere più performanti anche a scuola e nelle materie diverse da “attività fisica”. E non dimentichiamo quanto nei bambini di oggi è importante considerare il pericoloso aumento di obesità dovuto a stile di vita ed errata alimentazione.
Lo sport è il modo migliore per combattere questa patologia sociale.
Settembre dunque significa, rientro a scuola e ripresa delle attività lavorative, assieme alla routine e a nuovi buoni propositi.
Ricordiamoci dunque di inserire tra questi uno spazio per la nostra salute fisica e mentale, l’alimentazione, il riposo e una sana attività fisica, di qualsiasi tipo, anche solo mezz’ora al giorno possono davvero farci ritrovare quella forma fisica che non è la figura che vediamo riflessa allo specchio ma lo stato mentale in cui ci troviamo.